Villa Apollonj

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lunedì 5 marzo 2012

Ciao Grande Lucio

Lucio Dalla 1943-2012

Ci sembrava giusto un omaggio a un personaggio importantissimo nel panorama culturale e artistico italiano. 

… e poi Lucio Dalla …
E’ il 1° marzo. Ho altri casini per la testa e non seguo le notizie nella mattina. Poi arriva una persona cara che mi dice “e’ morto Lucio dalla” “mi stai prendendo in giro?” rispondo “no e che lo faccio su una cosa così?”. E quindi è vero e non ho parole. Mi chiedo come sia capitato non stava male. No, anzi stava bene, era in un momento felice della sua vita, forse quindi il migliore e il più sereno. Che dire di un uomo così artisticamente perfetto, cresciuto nel nome dell’arte e della musica vera, canzoni che sono poesie e che resteranno sempre in noi che rimaniamo basiti per una scomparsa così repentina che ci rende irrimediabilmente orfani di qualcosa di importante e grande. L’amore spassionato e la totale dedizione alla composizione, all’espressione libera del proprio genio! Di Lucio Dalla ho amato moltissime canzoni, ho amato la sua collaborazione con personaggi come Morandi e penso che la canzone Vita sia in assoluto la più bella e la più emozionante, solo l’incipit lo dice “vita in te ci credo”. I suoi duetti più famosi con Francesco de Gregori, Ron, la sua lunghissima collaborazione con gli Stadio suo gruppo di appoggio ai concerti e il loro leader Gaetano Curreri. La collaborazione con il Maestro Pavarotti, l’amore per il teatro e per musicare opere teatrali. La collaborazione con il cinema quando Carlo Verdone lo sceglie quale simbolo del suo film forse più famoso e più geniale “Borotalco”. Colonna sonora realizzata sempre con l’appoggio degli Stadio. L’affetto per i giovani e la voglia di scoprire e accompagnare talenti com’è stato per Carone nell’ultimo Sanremo. E poi in assoluto la sua Musica, mai uguale a se stessa sempre innovativa al passo con i tempi ma con una sua originalità intrinseca che la rendeva unica e non assuefatta alla moda del momento. Non nascono e non crescono più geni così nella cultura. Mai una banalità nelle sue canzoni, poesie di cuore, di anima, poesie del mondo. La capacità di passare attraverso una sorta di canzoncina come “attenti al lupo” (che in realtà aveva la sua morale) e la maestria di musicare una opera teatrale, la capacità di creare poi capolavori come cosa sarà, futura, Anna e Marco, Piazza Grande.
Per l’Italia musicale e musicista un punto fermo perso. Anche se sempre resteranno in noi che lo abbiamo vissuto e che abbiamo vissuto con lui e la sua musica, le note di canzoni come Caruso, marzo 1943, l’anno che verrà, Piazza Grande e tantissime altre.

Livia Frigiotti


“… Amo la vita e sono convinto che alla fine di questo primo tempo ci aspetta qualcos’altro, un’esistenza più semplice, dove magari possiamo contemporaneamente in due posti diversi, dove il nostro spirito sarà elevato e libero dalla materialità e quindi potremo essere molto più noi stessi, spirito e anima proprio come eravamo prima di nascere. E saremo felici …” Lucio Dalla

Tratto dal libro “Quella Volta un Angelo – Incontri che cambiano la vita” a cura di Patrizia Ruscio (ed. Paoline).


Il ricordo di Patrizia di quella intervista:
L’ho incontrato a Roma, una mattina d’autunno.
Ci siamo presentati e poi quell’omino, dagli occhi ridenti e il profumo di the verde, mi ha dato un appuntamento telefonico qualche giorno dopo.
Le pareti della mia stanza, in un appartamento di periferia, sono state testimoni silenziose delle sue  parole, fluite nell’arco di mezz’ora. Un tempo breve, eppure capace di smuovere ciò che era immobile da anni.
Si era svegliato da poco dal suo riposo pomeridiano.
Aveva registrato sino a tarda notte e aveva visto le luci dell’alba ascoltando musica classica.
Pierino e il Lupo di Prokofiev era un’opera a lui cara, e amava ascoltarla spesso.
Ha cominciato l’intervista parlandomi del suo sentirsi un uomo come tanti,  una foglia di un albero mossa dal vento, identico agli altri e senza particolari privilegi.
Questo pensiero gli ha sempre dato una grande energia perché l’idea dell’albero, Lucio, l’ha sempre portata con sé, diventando il cantautore della normalità, e regalandoci quelle canzoni in cui tutti ci siamo, in qualche modo, identificati e l’abbiamo amato.
Ha sempre creduto e difeso l’importanza degli incontri. “Una persona incontrata a un certo punto della vita è un segnale che la vita di dà, qualcosa che va oltre la caducità del momento”.
Un incontro per lui fondamentale, è stato quello con Roberto Roversi, uno dei più grandi poeti del Novecento.
Aveva una libreria frequentata dai più grandi intellettuali italiani. Lucio andava lì e incontrava i grandi nomi della cultura. “Non facevo niente, semplicemente guardavo e cercavo di imitare la loro serietà e la loro scrupolosità”. Da queste frequentazioni ha imparato la dignità di credere in ciò che si fa e si scrive, perché il pubblico, se così non fosse, se ne accorgerebbe e il ruolo dell’artista perderebbe la sua ragion d’essere. “L’artista è come uno sciamano della società, che cura i dolori quando ce n’è bisogno, che allerta quando occorre farlo, che scuote gli animi quando sente che qualcosa si sta assopendo”.  In fondo alle sue parole c’è sempre stata la fondamentale modestia, di chi ha coscienza e tiene ben presente di essere un ingranaggio e non un motore, ancora una foglia parte del grande albero dell’umanità.
Ci ha salutato sul finire di questo freddo inverno, nel momento in cui la natura si risveglia alla vita, che lui ha amato e celebrato tanto. Era convinto che alla fine di questo primo tempo, ci aspettasse qualcos’altro: “Un’esistenza più semplice, dove magari possiamo essere contemporaneamente in due posti diversi, e saremo felici”. Ovunque tu sia Lucio, che tu possa essere felice insieme ai tuoi amici Enrico, Alda, Pier Paolo che di certo ti hanno accolto con gioia.
Forse ora sarai in tanti posti contemporaneamente, ma di sicuro hai un posto nel mio cuore e in quello di chi si è lasciato accarezzare dalla tua musica.

Patrizia Ruscio

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